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Con Type First Development può intendersi un approccio allo sviluppo di nuove funzionalità o moduli di un software partendo dai tipi di dati coinvolti: non si tratta quindi di un pattern o una pratica codificata, ma solo di un possibile punto di partenza per iniziare il ragionamento. Ragionando esclusivamente sui tipi, prima ancora di pensare alle singole specifiche implementazioni dei vari blocchi di codice, è possibile costruire più facilmente una mappa dei vari di flussi di dati che attraversano il nostro software, e verificare immediatamente se stiamo scrivendo qualcosa di sensato, solido ed adeguatamente estendibile.

Ragionare sui tipi di dato è un classico approccio usato nel paradigma di programmazione noto come programmazione funzionale, e il presente articolo adotta tale paradigma in maniera piuttosto pura.

Indice

Il type system di Swift

Il linguaggio Swift, usato nello sviluppo di software per Mac OSX e iOS, si presta molto bene all’approccio basato sui tipi illustrato in questo articolo, a causa di due particolari caratteristiche del linguaggio:

  • Swift è staticamente tipizzato, cioè ogni parametro, costante o variabile che sia, è caratterizzato da uno specifico tipo, e se una funzione vuole in ingresso un valore di un certo tipo, chiamare la funzione con un valore di un altro tipo risulterà in un errore di compilazione;

  • Swift è fortemente tipizzato, cioè non esiste alcuna conversione implicita tra i tipi: ad esempio, in Swift 1 è diverso da true e i due valori non posso essere usati indifferentemente nello stesso contesto;

Il type system di Swift è molto rigido, ma è in tale rigore che risiede la sua potenza: usare tipi errati provoca un errore di compilazione, e manipolando adeguatamente i tipi di dato nella costruzione di funzioni è possibile verificare gran parte della correttezza del proprio codice già nella fase di compilazione, evitando potenziali problemi in fase di esecuzione.

Swift usa molti termini ereditati da C, come struct e enum, ma il loro significato è completamente diverso, ad esempio:

  • una struct in Swift può dichiarare metodi ed essere estesa con interfacce;
  • enum in Swift è ciò che in altri linguaggi è spesso chiamato “sum type” o “tagged union”, e a ogni case possono essere assegnati dei valori associati, ad esempio case Text(String) rappresenta il caso Text e ha un valore String associato.

Per illustrare un modo per applicare l’approccio Type First nello sviluppo in Swift inizieremo a scrivere una libreria per gestire form, quindi liste strutturate di campi valorizzati, utili per raccogliere dati degli utenti tramite moduli da compilare, per effettuare sondaggi o inserire i parametri di query a un server.

Costruiamo un form: il tipo Field

Un possibile tipo di dato da cui partire è Field, il campo, cioè il mattone costruttivo di base di un form.

struct Field {
    let id: String
    let name: String
    let value: String
    let visible: Bool
}

Questa definizione di Field è molto basilare, il ché non è un problema nelle prime fasi dello sviluppo, ma sembra poco estendibile, per i seguenti motivi:

  • value è definito come String - ad esempio testo inserito dall’utente - ma un campo potrebbe contenere altri tipi di valori, ad esempio un checkbox si/no, oppure un preciso valore selezionato da una lista;
  • visibile è definito come Bool, e vuole indicare se il campo è visibile oppure nascosto, ma se volessimo assegnare altri valori di visibilità, ad esempio “evidenziato” o “oscurato” dovremmo aggiungere altri parametri Bool, che alla fine potrebbero andare in contrasto l’uno con l’altro;

Possiamo risolvere immediatamente il problema, senza cadere nell’eccessiva ottimizzazione preventiva, semplicemente modificando il tipo di value e visible con degli enum:

enum FieldValue: Equatable {
    case Text(String)
    case Empty
}

func == (lhs: FieldValue, rhs: FieldValue) -> Bool {
    switch (lhs, rhs) {
    case (.Empty, .Empty):
        return true
    case (.Text(let lhsText), .Text(let rhsText)):
        return lhsText == rhsText
    default:
        return false
    }
}

enum FieldVisibility: Equatable {
    case Visible
    case Hidden
}

func == (lhs: FieldVisibility, rhs: FieldVisibility) -> Bool {
    switch (lhs, rhs) {
    case (.Visible, .Visible), (.Hidden, .Hidden):
        return true
    default:
        return false
    }
}

Abbiamo fatto adottare il protocollo Equatable a entrambi i tipi, in modo da poter confrontare value e visibility di due campi per verificare se sono uguali: il vantaggio degli enum è che possiamo facilmente aggiungere nuovi casi senza rompere il codice esistente, ci basterà gestire i nuovi case via via che vengono aggiunti.

Un’altra piccola modifica utile corrisponde a ridefinire il tipo del parametro id: a tale parametro deve essere assegnata una chiave univoca, diversa per ogni campo, quindi può convenire definire un tipo UniqueKey:

typealias UniqueKey = String

In Swift, la keyword typealias ci permette di definire un alias di un tipo, cioè un termine che corrisponde esattamente a quel tipo, e permette di:

  • migliorare la leggibilità, la chiarezza e la compattezza del codice;
  • facilitare la manipolazione dei tipi, come vedremo a breve;

Ogni volta in cui una funzione richiederà UniqueKey sapremo che in quel campo sarà necessario inserire una stringa univoca, che identifica un particolare campo.

Definiamo nuovamente Field incorporando i nuovi tipi:

struct Field {
    let id: UniqueKey    
    let name: String
    let value: FieldValue
    let visibility: FieldVisibility
    init (_ id: Key, _ name: String, _ value: FieldValue, _ visibility: FieldVisibility) {
        self.id = id
        self.name = name
        self.value = value
        self.visibility = visibility
    }
}

Abbiamo aggiunto anche un costruttore di convenienza che ci permetterà di creare un Field semplicemente passando i 4 dati richiesti.

Modificare un campo: tipi di funzione come tipi di dato

La prima e più semplice operazione che vogliamo poter effettuare su Field è quella di modificarlo in qualche modo: ogni operazione di questo tipo, in Swift, può essere indicata con Field -> Field, cioè una trasformazione che prende un Field in ingresso e produce un Field in uscita:

typealias FieldChange = Field -> Field

L’operatore -> ha lo stesso significato che ha già in Haskell: definisce il tipo di una funzione che prende in ingresso un dato del tipo indicato a sinistra dell’operatore, e ritorna un dato del tipo indicato a destra dell’operatore (in questo caso entrambi i dati sono di tipo Field).

È da evidenziare che FieldChange non rappresenta un tipo di “dato” in senso stretto, ma un tipo di “funzione”: in effetti, definendo FieldChange, possiamo trattare le funzioni di quel tipo come se fossero dati.

Per fare un esempio potremmo definire la funzione setVisibility, che prende in ingresso un valore di FieldVisibility e ritorna, appunto, un FieldChange, cioè un’altra funzione.

func setVisibility (visibility: FieldVisibility) -> FieldChange {
    return { field in
        return Field (
            field.id,
            field.name,
            field.value,
            visibility
        )
    }
}

/// alcuni esempi
let setHidden = setVisibility(.Hidden)
let visibleField1 = Field ("","", .Empty, .Visible)
let isTrue1 = visibleField1.visibility == .Visible
let hiddenField1 = setHidden(visibleField1)
let isTrue2 = hiddenField1.visibility == .Hidden

Negli esempi mostrati, setHidden è una funzione ma dal punto di vista sintattico è indistinguibile da un qualsiasi altro valore, e il suo tipo (cioè FieldChange) è dedotto dal compilatore di Swift in base alla definizione della funzione.

Una funzionalità che vogliamo certamente introdurre nella libreria corrisponde al poter operare una trasformazione su un campo in base a un qualche parametro definito in un altro campo: ad esempio, un particolare campo mostra un check che permette di mostrare/nascondere altri campi. Definiamo quindi un nuovo tipo:

typealias FieldChangeGenerator = Field -> FieldChange

FieldChangeGenerator è il tipo di una funzione dalla quale otteniamo, in base allo stato un certo campo origine, una certa trasformazione di tipo FieldChange, cioè qualcosa che prende un Field in ingresso e ritorna un Field in uscita: si tratta quindi di una funzione che ritorna un’altra funzione, di tipo diverso. Vorremmo ad esempio poter scrivere una funzione del tipo setVisibilityIfOrigin, che imposta un valore di visibilità in base allo stato di un campo origine: ok, ma quale valore di visibilità? Dipende dal campo origine, e possiamo risolvere il problema definendo un nuovo tipo di funzione, che prende in ingresso un campo, e ritorna un valore di visibilità:

typealias FieldCondition = Field -> FieldVisibility

La nostra funzione setVisibilityIfOrigin semplicemente prenderà ingresso un dato di tipo FieldCondition:

func setVisibilityIfOrigin (condition: FieldCondition) -> FieldChangeGenerator {
    return { origin in
        let newVisibility = condition(origin)
        return setVisibility(newVisibility)
    }
}

/// alcuni esempi

let setVisibleIfNotEmpty = setVisibilityIfOrigin { field in
    switch field.value {
    case .Empty:
        return .Hidden
    default:
        return .Visible
    }
}

let nonEmptyField = Field ("", "", .Text("something"), .Visible)

let anotherVisibleField = setVisibleIfNotEmpty(nonEmptyField)(invisibleField)

let isTrue3 = anotherVisibleField.visibility == .Visible

Funzioni generiche e composizione funzionale

In realtà la nostra FieldCondition sembra essere un po’ limitata: ritorna un valore di FieldVisibility, mentre una vera condition dovrebbe ritornare un valore generico, a seconda dei casi: ad esempio, potrebbe cambiare il valore di un campo bersaglio in base allo stato di un campo origine. L’ideale sarebbe scrivere qualcosa del genere:

typealias FieldCondition<T> = Field -> T
/// errore di compilazione!

Sfortunatamente in Swift non è possibile scrivere dei typealias generici, ma possiamo facilmente aggirare l’ostacolo costruendo una struct generica che contiene un solo parametro, al quale è assegnata una funzione di tipo Field -> T:

struct FieldCondition<T> {
    let apply: Field -> T
    init(_ apply: Field -> T) {
        self.apply = apply
    }
}

Se prima abbiamo scritto semplicemente una funzione setVisibilityIfOrigin, l’idea è riuscire ora a scrivere una funzione generica setTargetIfOrigin<T> che ritorna un FieldChangeGenerator che trasforma un campo bersaglio rispetto a un certo parametro, definito in base allo stato di un campo origine: come scrivere questa funzione? Ragioniamo sui tipi:

  • FieldCondition<T> è un contenitore per una funzione di tipo Field -> T;
  • FieldChangeGenerator è un alias per Field -> FieldChange;
  • per completare la catena abbiamo bisogno di una trasformazione del tipo T -> FieldChange perché unendo Field -> T e T -> FieldChange otteniamo appunto Field -> FieldChange;

Possiamo scrivere quindi la funzione generica di cui sopra:

func setTargetIfOrigin<T> (condition: FieldCondition<T>, generate: T -> FieldChange) -> FieldChangeGenerator {
    return { field in
        return generate(condition.apply(field))
    }
}

Se tutto sembra molto astratto è perché lo è: stiamo gradualmente costruendo degli strumenti di manipolazione dei dati (e delle funzioni, che sono anch’esse dati) operando su astrazioni successive.

Nella funzione setTargetIfOrigin<T> c’è un parametro generate che è definito come T -> FieldChange: cosa è T? È semplicemente lo stesso tipo di dato con il quale viene passata la condizione in condition; se passiamo una condizione sulla visibilità, ad esempio, T sarà FieldVisibility: una funzione generica si specializza nel momento in cui è definito il tipo concreto da assegnare ai tipi generici. Volendo fare un esempio concreto, possiamo ridefinire la funzione setVisibilityIfOrigin:

func setVisibilityIfOrigin (condition: FieldCondition<FieldVisibility>) -> FieldChangeGenerator {
    return setTargetIfOrigin (condition) { visibility in setVisibility(visibility) }
}

Come si può vedere, la funzione chiama setTargetIfOrigin, passando una condizione del tipo FieldCondition<FieldVisibility>: il secondo parametro dovrà essere quindi una funzione del tipo FieldVisibility -> FieldChange, e possiamo usare la funzione setVisibility definita prima. Vediamo qualche altro esempio:

let setVisibleIfNotEmpty = setVisibilityIfOrigin (FieldCondition { origin in
    switch origin.value {
    case .Empty:
        return .Hidden
    default:
        return .Visible
    }
})

let copyValue = setTargetIfOrigin (FieldCondition { $0.value}) { value in
    return { target in
        return Field(target.id,target.name,value,target.visibility)
    }
}

let field1 = Field("field1","",.Text("1"),.Visible)
let field2 = Field("field2","",.Text("2"),.Visible)

let newField1 = copyValue(field2)(field1)

let isTrue4 = newField1.value == .Text("2")

Può essere interessante spendere qualche parola per la funzione copyValue definita nell’esempio:

  • la condizione è chiaramente del tipo FieldCondition<FieldValue> perché la closure passata ritorna il value del campo;
  • nella seconda closure passata, il valore è usato per costruire un nuovo campo, uguale al bersaglio tranne proprio per quel valore;

Quindi copyValue, che ricordiamo è di tipo FieldChangeGenerator, è una trasformazione che prende il valore di un campo origine e lo assegna a un campo bersaglio.

Nel caso in cui avessimo una serie di campi e volessimo applicare una certa trasformazione a un solo campo particolare, avremmo bisogno di un check sul campo bersaglio. Come al solito, pensiamo prima al tipo di questo check: sarà qualcosa che prende un FieldChange e ritorna un altro FieldChange, che potrebbe essere uguale a quello in ingresso, oppure diverso in base a una certa condizione applicata al campo bersaglio.

typealias FieldCheck = FieldChange -> FieldChange

Per quanto riguarda la condizione, possiamo usare lo stesso FieldCondition di prima, ma in questo caso lo specializzeremo direttamente in FieldCondition<Bool> perché quello che ci interessa sapere è se un certo campo bersaglio è interessato oppure no da una certa trasformazione.

typealias FieldConditionBool = FieldCondition<Bool>

Definiamo quindi una funzione checkTarget che prende in ingresso una condizione, e ritorna un FieldCheck:

func checkTarget (condition: FieldConditionBool) -> FieldCheck {
    return { change in
        return { field in
            if condition.apply(field) {
                return change(field)
            }
            else {
                return field
            }
        }
    }
}

Nel definire checkTarget possiamo vedere un altro caso in cui ragionare solo sui tipi ci aiuta a capire cosa poi dobbiamo effettivamente fare nel codice:

  • la funzione deve ritornare un dato di tipo FieldCheck, che è una funzione che prende in ingresso un dato di tipo FieldChange, quindi la prima riga della funzione è appunto return { change in;
  • FieldCheck è una funzione che ritorna un dato di tipo FieldChange, che come definito prima corrisponde a una funzione che prende in ingresso un Field, quindi la seconda riga è return { field in;
  • FieldChange deve ritornare un Field, ma a questo punto possiamo applicare la nostra condizione sul campo in ingresso: se la condizione è verificata allora ritorniamo il campo trasformato, mentre se non lo è “facciamo uscire” il campo esattamente come è “entrato”;

Come si può vedere, abbiamo iniziato a implementare funzioni ragionando quasi esclusivamente sui tipi coinvolti. Vediamo alcuni esempi:

func ifTargetId (id: UniqueKey) -> FieldCheck {
    return checkTarget (FieldCondition { $0.id == id })
}

let visibleField = ifTargetId("field2")(setHidden)(field1)
let hiddenField = ifTargetId("field2")(setHidden)(field2)

let isTrue5 = visibleField.visibility == .Visible
let isTrue6 = hiddenField.visibility == .Hidden

let fields = [field1,field2]
let newFields = fields.map(ifTargetId("field2")(setHidden))

let isTrue7 = newFields[0].visibility == .Visible
let isTrue8 = newFields[1].visibility == .Hidden

Il tipo Form

Abbiamo implementato quindi alcuni strumenti per manipolare i singoli campi: a questo punto proviamo a unire il tutto definendo un Form come contenitore strutturato di campi, insieme ad alcune funzioni di manipolazione. Intanto pensiamo al tipo da assegnare al nostro form: una possibilità è quella di definire alcuni blocchi costruttivi che ne descrivono la struttura:

/// sezione: è una semplice lista di campi
struct Section {
    let fields: [Field]
}

/// step: un gruppo di sezioni, ad esempio una pagina
struct Step {
    let sections: [Section]
}

/// form: un insieme di pagine
struct Form {
    let steps: [Step]
}

Ci sono però due problemi con questo approccio:

  • stiamo prematuramente fornendo al nostro form una struttura rigida: se in futuro decidessimo di voler creare una sottostruttura rispetto a Section sarebbe probabilmente molto complesso modificare il tutto;
  • nello scrivere le logiche di ricerca e manipolazione dei campi ci ritroveremmo a dover gestire le struct appena definite: stiamo quindi automaticamente accoppiando un particolare modello di dati con la logica di manipolazione dei form, che dovrebbero essere adattabili a più modelli, senza cambiare la logica;

Per evitare questi problemi gli approcci possibili sono molti: un’opzione, ad esempio, è quella definire un tipo di dato corrispondente a un contenitore ricorsivo per un valore generico, che chiameremo Node<T>. Un valore di tipo Node<T> definisce due casi:

  • branch, cioè una lista di valori di tipo T;
  • root, cioè una lista di altri Node<T>
enum Node<T> {
    case Branch([T])
    case Root([Node<T>])
}

Possiamo quindi definire un Form come una versione specializzata di Node<T> dove T è Field, e definiremo un paio di funzioni di convenienza per generare un branch di Field o una root di Form:

typealias Form = Node<Field>

func branch (fields: [Field]) -> Form {
    return Node.Branch(fields)
}

func root (nodes: [Form]) -> Form {
    return Node.Root(nodes)
}

Modifica di un form e ricerca di un campo

Come accadeva per Field, la prima operazione che vogliamo poter effettuare su Form è quella modificarlo; definiamo quindi il tipo FormChange in maniera a simile a come avevamo definito FieldChange:

typealias FormChange = Form -> Form

Supponiamo ad esempio di avere un form, e voler applicare una modifica a un campo presente nel form, ottenendo un nuovo form con il campo modificato: abbiamo bisogno di una funzione che potremmo chiamare changeFromFieldChange che prende in ingresso un FieldChange e ritorna un FormChange; grazie alla struttura ricorsiva del tipo Form definito, possiamo scrivere in poche righe una funzione che attraversa un form nei suoi vari livelli e lo ricostruisce applicando la modifica passata in ingresso a ogni campo, tenendo eventualmente conto di una certa condizione per verificare se un certo campo è interessato dalla modifica o meno.

func changeFromFieldChange (fieldChange: FieldChange) -> FormChange {
    return { form in
        switch form {
        case .Branch (let fields):
            return branch(fields.map(fieldChange))
        case .Root (let subforms):
            return root(subforms.map(changeFromFieldChange(fieldChange)))
        }
    }
}

Come si può vedere, la funzione verifica se un form è del tipo .Branch o .Root:

  • nel primo caso, ricostruisce il branch applicando la funzione FieldChange in ingresso a ogni campo nel branch;
  • nel secondo caso, ricostruisce il root applicando ricorsivamente la stessa funzione changeFromFieldChange;

Per migliorare la leggibilità possiamo definire una nuova funzione updateField identica a changeFromFieldChange che dichiara in maniera più espressiva il tipo di operazione che vogliamo poter effettuare su un form, e cioè aggiornare un certo campo in base a una certa trasformazione:

let updateField = changeFromFieldChange

Vediamo quindi un esempio:

let form = branch([field1,field2])

let newForm = updateField(ifTargetId("field1")(setHidden))(form)

Come si può vedere dall’esempio, otteniamo newForm componendo alcune funzioni definite in precedenza con updateField: se l’id del campo bersaglio è “field1”, nascondiamo il campo.

Come verificare se il campo con id “field1” è effettivamente nascosto? Come ultima operazione vogliamo definire una funzione fieldsWithCondition che ci permetta di cercare uno o più campi in un form in base a una certa condizione: la condizione sarà ancora di tipo FieldConditionBool, cioè da un campo otteniamo un valore true o false. Per scrivere la funzione ragioniamo sul tipo di dato ritornato: esso deve corrispondere a una funzione che prende un form e ritorna un array di campi; chiameremo questo tipo FieldGet.

typealias FieldGet = Form -> [Field]

func fieldsWithCondition (condition: FieldConditionBool) -> FieldGet {
    return { form in
        switch form {
        case .Branch(let fields):
            return fields.filter(condition.apply)
        case .Root(let subforms):
            return subforms.map(fieldsWithCondition(condition)).reduce([], combine: +)
        }
    }
}

La funzione fieldsWithCondition opera ricorsivamente, come è ovvio che sia considerando la natura ricorsiva del tipo di dato Node<T>. Vediamo qualche applicazione:

func fieldsWithId (id: UniqueKey) -> FieldGet {
    return fieldsWithCondition (FieldConditionBool { $0.id == id })
}

let allFields: FieldGet = fieldsWithCondition (FieldConditionBool { _ in true })

let twoFields = allFields(form)

let isTrue9 = count(twoFields) == 2

let isTrue10 = fieldsWithId("field1")(form)[0].visibility == .Visible

La funzione fieldsWithId prende una UniqueKey e permette di ottenere tutti i campi con quell’id (presumibilmente l’array risultante conterrà un solo elemento); allFields genera semplicemente un array con tutti i campi: da notare che la closure { _ in true } ignora il valore in ingresso e ritorna sempre true.

Usando fieldsWithId possiamo infine verificare che il campo con id “field1” sia effettivamente nascosto, in base alle manipolazioni precedenti:

let isTrue11 = fieldsWithId("field1")(newForm)[0].visibility == .Hidden

Conclusione

Per concludere, abbiamo visto come partendo da tipi, che siano essi relativi a singoli valori o a funzioni, è stato possibile iniziare a scrivere una libreria composta da semplici tipi di base e funzioni elementari che vengono composte via via a livelli di astrazione più alti. Definendo tipi specifici per molte astrazioni siamo riusciti a gestire meglio la complessità inerente nel manipolare e comporre funzioni, al punto da poter trattare funzioni complesse come semplici dati da passare ad altre funzioni. In un articolo successivo vedremo come estendere la libreria qui iniziata, abbracciando completamente la composizione funzionale e usando operatori specificamente definiti per migliorare la chiarezza del codice e rendere più semplice la manipolazione e combinazione delle funzioni.

N.B. Nello scrivere questo articolo si è scelto specificamente di non definire operatori su misura per comporre le funzioni, per evitare un ulteriore appesantimento legato alla presenza di codice dalla sintassi poco familiare. La chiamata di una funzione in Swift è c-like: si scrive il nome della funzione e poi si inseriscono i dati di ingresso tra due parentesi tonde; questo purtroppo può portare a diverse chiamate in parentesi annidate; inoltre, può non risultar chiara una chiamata del tipo updateField(ifTargetId("field1")(setHidden))(form): come accennato, in un articolo futuro vedremo come usare operatori personalizzati per rendere il tutto più semplice e leggibile.

N.B. La chiamata subforms.map(fieldsWithCondition(condition)).reduce([], combine: +), nella funzione fieldsWithCondition, è piuttosto inefficiente dal punto di vista della performance: l’inefficienza è dovuta al fatto che a ogni chiamata vengono generati array intermedi dovuti alle varie mappature dei dati; non è in realtà necessario creare questi array intermedi: basta utilizzare procedure “lazy”, che vedremo in un articolo futuro.

Riferimenti

Il codice mostrato nell’articolo è disponibile su GitHub Gist.

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